COSA DOBBIAMO FARE NOI PER L’EUROPA

Con il Trattato di Roma del 25 marzo 1957 fu istituita la prima unione doganale fra i Paesi europei, meglio conosciuta come Comunità Economica Europea. Seguiva al discorso di Robert Shuman, Ministro degli Esteri del governo francese, Parigi 9 maggio 1950, nel quale compare per la prima volta in una dichiarazione politica ufficiale il concetto di Europa come unione economica e, in prospettiva, politica tra i vari Stati europei e rappresenta l’inizio del processo d’integrazione europea.
A Schuman, che con tanta, intelligenza fantasia e coraggio ha sostenuto la grande idea dell’Europa, è dedicato un monumento in capo al ponte Charlotte, a Lussemburgo. Sul suo basamento si leggono le parole pronunciate dallo stesso Shuman nel 1950: «L’Europe ne se fera pas d’un coup, ni dans une construction d’ensemble: elle se fera par des réalisations concrètes, créant d’abord une soladarité de fait».
Non sarà un’impresa gloriosa, come aveva previsto Luigi Einaudi, non si farà in tempi brevi, ma in un lungo processo costruttivo, costellato di crisi, battute di arresto, di resistenze con il riaffermarsi dei particolarismi e dei sentimenti avversi all’unione, specialmente quando la crisi economica incoraggia le rivalità fra i Paesi aderenti e scoraggia le iniziative lungimiranti.
E’ proprio in questi momenti che è necessario trovare la convinzione per procedere sulla strada intrapresa della costruzione, che significa affrontare assieme i problemi dei flussi migratori, della lotta al terrorismo, della sicurezza delle frontiere, che riguardano tutti i membri dell’unione, non solo quei paesi che ne sono colpiti direttamente. Condizione indispensabile poi, come scriveva il nostro S. G. C., Manlio Cecovini, tanti anni or sono, è che i ricchi rinuncino a crescere a spese dei più poveri, e che finalmente il Parlamento europeo sia eletto a suffragio universale dai popoli europei.

Luigi Milazzi

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