intervento del P. S. G. C. Luigi Milazzi alla Festa del Rito
Carissimi Fratelli, nei Vostri rispettivi gradi e dignità,
non so per quale motivo, ma quando mi accingo ad affrontare la storia della Massoneria, mi sovviene Nicolò Machiavelli che: «La sera, rielaborando le esperienze del giorno e rivolgendosi ai propri amati classici, getta le basi per la propria opera politica, in una sorta di rituale che lo vede “spogliarsi” degli abiti mondani, per indossare quelli curiali e nobili adatti a una lettura colta».
E’ il modo in cui sento di dovermi porre di fronte ad un avvenimento storico di grande rilevanza per il futuro, ma di poco conto al momento in cui accadde. Quel 24 giugno 1717, ricorrenza di S. Giovanni il Battista, in cui quattro Logge di Liberi Muratori a Londra, si sarà trattato circa di un centinaio di fratelli, decise di riunirsi per darsi un’organizzazione centralizzata, ed eleggerne il capo, con il titolo di gran maestro, il gentiluomo Anthony Sayer.
Non si trattò di un fatto banale e le sue radici vanno ricercate nel secolo precedente con importanti connessioni con la Royal Society (Società reale per il progresso del sapere), ma anche sulla data esatta di fondazione della Gran Loggia non ci sono testimonianze dirette, sarà menzionata per la prima volta nella seconda edizione della costituzione di Anderson, nel 1738, ventun anni dopo.
Che la società dei Liberi Muratori sia cresciuta in questo periodo in numero di Logge e d’iscritti abbiamo molteplici testimonianze tanto che nel 1741 quando morì il Gran maestro, un foglio dell’epoca ricordò l’avvenimento:
«Pochi giorni fa è morto, in età di circa 70 anni, il signor Anthony Sayer, Gran Maestro della più antica e onorevole compagnia di liberi e accettati muratori del 1717. Il suo funerale è stato seguito da un gran numero di signori, della migliore qualità, dalla Shakespeare Head Tavern nella piazza di Covent Garden fino alla chiesa di Covent Garden».
In pochi anni la Massoneria crebbe di numero e di logge diffondendosi in tutta Europa. In Italia vi è la prova documentale fornita dalla bolla concessa dalla Gran Loggia inglese per la fondazione di una loggia a Firenze nel 1733, ma abbiamo notizia di una loggia “Fidelitas” a Girifalco in Calabria già nel 1723, cui seguirà la loggia di Napoli nel 1725.
Ben presto sorsero delle logge un po’ dovunque nella Penisola, senza alcuna opposizione dei Governi che giudicavano la Massoneria, una società filosofica, filantropica priva di peso politico. Soltanto in seguito alle lotte tra hannoveriani e giacobiti la politica purtroppo entrò in Massoneria. Il partito degli Hannover usò le logge italiane loro fedeli per i fini di una diplomazia segreta in danno degli Stuart. Questo avvenne in Toscana e a Roma e allora la Chiesa Cattolica prese in sospetto la Massoneria giudicandola un pericoloso strumento di propaganda anticattolica. Il Pontefice Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, di ricca famiglia fiorentina e quindi sensibile alle vicende del Granducato, dopo che la Massoneria aveva fatto la sua apparizione a Firenze e due anni dopo arrivava a Roma con la propaganda di Tomaso Crudeli di Poppi, autore di versi anticlericali, ebbe un’impennata con la proclamazione della bolla di condanna “in eminenti” il 28 aprile 1738. Fu questo il primo di più di duecento documenti ufficiali della Chiesa di condanna diretta o indiretta che dovevano seguirsi negli anni fino alla Custodes fidei illius, con la quale Papa Leone XIII l’8 dicembre 1892 dettò una precisa e particolareggiata strategia per tutte le istituzioni ecclesiastiche nella lotta contro le logge massoniche.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti del Tevere e la Massoneria è stata sempre presente con i suoi uomini anche nei momenti più difficili della storia d’Europa quando tutto sembrava perduto, risorgendo miracolosamente a dispetto dei regimi autoritari dove si profilava uno spazio di libertà, magari per un attimo per dover subito dopo ritornare alla clandestinità. La pratica della rettitudine, il culto della verità, della giustizia e della libertà sono stati i suoi punti di riferimento. Mi sembra riduttivo restringere l’apporto culturale della Massoneria semplicemente all’ideologia del settecento o a farne l’ancella dell’illuminismo e tantomeno la culla del relativismo.
Sappiamo invece quanto sia stata importante l’affermazione della Libera Muratoria sul piano sociale e politico come centro di unione, mezzo per conciliare sincera Amicizia tra Persone che sarebbero rimaste a una perpetua distanza, come si volle indicare nei Doveri di un Libero Muratore.
Fu forte l’influenza di un grade filosofo, John Locke, e di Newton grazie anche al ruolo eminente svolto dal pastore anglicano J. T. Desaguliers, Gran Maestro e membro della Royal Society, instancabile divulgatore delle teorie newtoniane, che ne favorirà la diffusione.
La Massoneria offre agli uomini la ricchezza delle Tradizioni che dall’antichità sono state trasmesse verso di noi attraverso Medioevo e Rinascimento. Magnifici filtri che hanno selezionato e arricchito un materiale d’incommensurabile valore tramite le riflessioni di grandi pensatori di tutte le epoche. Un materiale che in Massoneria si studia e rielabora liberamente senza i limiti dell’accademia, senza vieti censori, senza pregiudizi di alcun tipo.
Siamo arrivati al dunque. Qual è la tela che dobbiamo tessere da questo 2017, Su quali punti dobbiamo impegnarci per la costruzione insieme agli uomini e alle donne di buona volontà di un futuro migliore, ben consapevoli che non sarà un’impresa facile, senza ostacoli, arresti, errori, ritorni indietro, perché non esistono imprese facili. Si va avanti e si torna indietro, ci si ferma per alcuni giri, come nell’antico esoterico gioco dell’oca.
Come ci insegnava un nostro S. G. C., Giovanni Mori, «compete ai Liberi Muratori, come uomini d’avvenire, stringere gli occhi nella tempesta per spiare nel gran processo evolutivo, il determinarsi di una risultante tra le forze in contrasto ed affrettare il superamento degli interessi individuali, di ceti, di classi, nell’ansia viva della Fratellanza Umana».
Noi non abbiamo ricette, non abbiamo programmi, sappiamo soltanto che dobbiamo osservare alcuni principi fondamentali il primo dei quali è senz’altro la tolleranza. Locke per primo ha scritto un saggio La lettera sulla tolleranza nel 1685, che ebbe molto successo e favorì la diffusione della Massoneria. Voltaire cento anni dopo, nel 1763, scrisse il Trattato sulla tolleranza in seguito alla tragica condanna a morte di un innocente, Jean Calas.
Il contributo di Locke al pensiero politico moderno è essenziale e ancor oggi si sente la sua influenza sui grandi documenti della Libertà come Il Bill of Right degli Stati Uniti, 15 dicembre 1791, che racchiude, com’è stato detto dal Presidente Roosevelt, i principi basilari delle libertà individuali.
Conosciamo altrettanto bene la grande influenza sulla Massoneria del pensiero di Voltaire, anche se la sua adesione fu tardiva, accolto in loggia il 7 aprile 1778 dal Venerabile Jerome Lallande, astronomo famoso, direttore dell’osservatorio di Parigi, morì poco dopo il 30 di maggio.
A questo punto della nostra storia viene alla ribalta uno Scozzese, il Marchese Gilbert du Motier de La Fayette, protagonista sia della Rivoluzione americana prima, sia della Rivoluzione francese poi. Generale al comando di George Washington, vinta la guerra, ritornò in Francia e fu eletto, come rappresentante della nobiltà, agli Stati Generali del 1789; contribuì a scrivere la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino con l’aiuto dell’amico Thomas Jefferson, futuro presidente degli Stati Uniti. Infatti il progetto della prima dichiarazione venne discusso in Assemblea già dal giovedì 20 al mercoledì 26 agosto 1789, a poco più di un mese dalla presa della Bastiglia, e approvato nella redazione definitiva dal Re per essere inserito come preambolo nella Carta costituzionale del 1791.
Lafayette fu membro della Loggia Saint Jean d’Ecosse du Contrat Social, ebbe anche il 33° e fu SGC onorario del S. C. di Cerneau e dal 1830 membro del S. C. di Francia.
La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino non è quindi un episodio casuale, ma ha un passato e un futuro, tanto da diventare un testo fondamentale di riferimento per tutto il movimento liberal democratico. Gran parte del contenuto della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino è confluito a sua volta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dalle Nazioni Unite venerdì 10 dicembre 1948.
Quel giorno secondo la leggenda del Rito Scozzese c’è stata la quarta concentrazione di quell’esercito massonico ideale composto di tutti i Gradi, dimoranti in tante tende in unico accampamento, con vere adunate che sono avvenute o avverranno ancora in tempi diversi per intraprendere delle campagne allo scopo di poter ricostruire in una Gerusalemme ideale il Tempio di Salomone.
Il primo colpo di cannone e la prima concentrazione avvennero quando Lutero, cinquecento anni fa, il 31 ottobre 1517, affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg le 95 tesi riguardanti il valore e l’efficacia delle indulgenze, dando il via alla ribellione dell’intelligenza.
La seconda coincise idealmente con l’atto d’indipendenza delle Colonie americane, 1776, con l’affermazione che ogni governo umano trae la sua autorità dal popolo e soltanto dal popolo.
Il terzo colpo di cannone e la terza concentrazione ebbero luogo in Francia nel 1789 con l’affermazione dei principi di libertà, uguaglianza e fratellanza.
Il quarto colpo di cannone e la quarta concentrazione coincisero con l’era atomica e con la conquista dello spazio, ma soprattutto con il riconoscimento dell’universalità e dell’indivisibilità dei diritti umani.
Siamo in attesa dell’ultimo segnale e della quinta concentrazione che non è stata ancora ordinata. A esso succederà il trionfo della pace senza la quale non può essere realizzato il Regno del Santo Impero, cioè il regno della Ragione, della Giustizia e della Verità.
E chi sa intendere intenda.
Giardini Naxos, 3 giugno 2017