Messaggio del SGC Leo Taroni per il Solstizio d’Inverno 2018
“Viandante, sono le tue orme
il sentiero e niente più;
viandante, non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando.
Camminando si fa il sentiero
e girando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai più
si tornerà a calpestare.
Viandante non esiste il sentiero,
ma solamente scie nel mare…”
Con questi versi del poeta spagnolo Antonio Machado, desidero affrontare la tematica che sottopongo alla vostra attenzione, fratelli miei.
In questa ritmica poetica ho ritrovato il senso dell’oggi e della tradizione nel più profondo e sottile significato che noi massoni attribuiamo a tali termini.
Cadenze della poesia che devono trarre origine da quelle che, coscientemente, dobbiamo imprimere nella nostra realtà.
L’oggi di cui intendo parlare non è l’ovvia quotidianità dalla quale siamo costantemente assorbiti e che, per questo, ci dissocia dal nostro più profondo essere.
La quotidianità ha insito il concetto negativo di pedissequa ripetitività di atti consuetudinari, del tutto privi di momenti coscienziali connessi al proprio sé.
Dunque, l’aspetto fondante per la corretta lettura del nostro tema è la coscienza, intesa questa quale raziocinante consapevolezza del proprio io, della propria identità interiore.
Sostanzialmente, è l’accensione razionale delle nostre tre luci: forza, bellezza, sapienza e la loro riconduzione interiore all’uno.
Alla luce di questa mia interpretazione del tema in questione, ritengo che il primo termine “Oggi” si compenetri sostanzialmente con il secondo “Tradizione” e che ambedue non siano pertanto contrastanti ma piuttosto simbiotici.
L’uno non può essere scisso dall’altro.
Nell’oggi vive, se ben intesa, la tradizione non quale momento episodico e contingente, bensì quale fluire permanente di immutabili principi universali che devono essere sostanziati nel nostro io e nella sua correlazione con l’altro.
Taluni, evidentemente non iniziati, ritengono che la tradizione sia attinente al passato non valutando la esotericità connaturata al termine in questione.
Vivendo la tradizione, viviamo il nostro oggi e possiamo affrontare il futuro con coscienza di noi stessi anche rispetto agli altri, nella consapevolezza di un percorso che deve condurre alla verità.
Non sfuggirà certamente alla vostra attenzione una delle caratteristiche della tradizione, proprie anche del suo significato lessicale: la sua circolarità, la sua ininterrotta trasmissione nel tempo e nello spazio.
La sua universalità, scevra da dogmi e credi settari.
La sua attualità nell’oggi, quale momento nel quale il singolo perpetua coscientemente principi di verità che esulano da ristretti momenti individualistici e si espandono, coinvolgenti, per il bene dell’umanità.
Questo è il mio oggi.
La possibilità di sostanziare nella reciproca conoscenza della tradizione, il profondo significato delle nostre parole: tu sei mio fratello!
Il mio oggi è il mio ieri, il mio domani.
Come ho già detto, è il fluire – come scritto dal poeta – come scie nel mare.
Comprendo che queste mie considerazioni possano essere discutibili, tuttavia mi auguro che esse abbiano suscitato la vostra interiore partecipazione e, coerentemente con l’incipit di questo mio colloquio, desidero concluderlo con i versi del premio Nobel per la letteratura assegnato nel 1992 a Derek Walcott:
“Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
E dirà: siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
Per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
Le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.”
Come hanno scritto i poeti, “camminando si fa il sentiero” e “con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta”, nell’oggi.
21 dicembre 2018
Leo Taroni, 33° SGC