Fratelli tutti, carissimi.
ancorché impossibilitati a svolgere i nostri Lavori Rituali, il mio animo è lieto nel poter avvertire la Vostra immutata e cosciente partecipazione per la reale concretizzazione degli ideali propri del nostro amato Rito.
Pur se dematerializzata, e quindi priva della necessaria fisicità che ci consente di sacralizzare i Luoghi del nostro Lavoro, rendendoli Templi, sono convinto che la Vostra presenza, sia comunque testimonianza del momento Iniziatico che, in ogni istante, è in ciascuno di Noi in quanto Massone e Scozzese.
Tale sentimento è ancor più intenso poiché, nella puntuale ciclicità della natura, alle ore 11,02, abbiamo vissuto il momento di passaggio nel quale “il Sole si ferma” e l’oscurità sembra regnare sovrana: oggi è il Solstizio d’Inverno.
Così, recitava il Poeta Giuseppe Ungaretti: “Inverno. Come un seme, il mio animo ha bisogno del lavoro nascosto di questa stagione.”.
In questa notte avviene la morte simbolica della propria profanità, in uno con l’evento materiale del passaggio dalle tenebre alla Luce.
Questo Viaggio, che dovrà condurci alla Conoscenza, è vissuto con momenti Iniziatici che scandiscono la progressione che sussiste fra la Crescita e la Trasformazione,
Questo è quanto afferma la nostra Tradizione che, nella sua ininterrotta trasmissione nel tempo e nello spazio, costituisce il nostro Oggi.
La Tradizione quale principio Universale, superando gli individualismi ed i dogmi, congiungendoci operativamente a tutti gli Esseri senzienti, costituisce il fondamento quotidiano del nostro Essere.
Proprio in questo istante della nostra vita, che ci coglie in un frangente che arreca dolore e pesanti difficoltà economiche, l’attimo Solstiziale deve manifestarsi nel risveglio dell’Uomo e nel superamento della ciclicità del Creato, le cui periodiche alternanze di luce ed oscurità, non devono riflettersi passivamente nell’essere umano, soprattutto se questi è un Massone.
Mi chiedo se i fattori esterni, quali la perdurante situazione pandemica e le sue implicazioni esistenziali possano incidere negativamente e condizionare lo spirito di un Massone, impegnato nella progressione Cognitiva.
Se abbiamo ben compresa l’Arte, il nostro essere Massoni del Rito Scozzese deve farci intendere che essere Iniziati non costituisce un momento eccezionale ma è un vissuto consapevole, costante, quotidiano e che in virtù di tale status i fattori esterni non possono determinare il nostro comportamento ed ancor più il nostro profondo Essere.
Ed ancora Fratelli miei, non dobbiamo “dimostrare” qualcosa che sia diverso da quel che abbiamo interiormente realizzato.
Poiché “La lotta che ci attende ha bisogno di uomini provati e risoluti…”, il Rito Scozzese ritualmente raccomanda ai propri Fratelli di essere “Uomini resi… implacabili dal dovere”, impegnati con Coerenza riguardo ai Giuramenti prestati ed all’auspicato conseguimento dei nostri ideali.
L’acquisita spontaneità nell’osservanza del nostro Dovere ci consente di Essere, in ogni istante, testimoniando altresì di essere Uomini Liberi.
Questo dobbiamo non solo a noi stessi, ma all’Umanità al cui bene siamo costantemente chiamati a Lavorare.
Di questa richiamata Umanità, sono elementi costitutivi i Fratelli con i quali condividiamo i Templi sia nell’Ordine, sia nel Rito Scozzese.
Ricordiamo che il nostro è un Ordine Iniziatico e che in quanto tale deve condurci al superamento dell’ego e sentire che “Tu sei mio Fratello”.
Conseguentemente, ogni eventuale attrito – sia pur esso massonico – con un Fratello deve essere superato dialogicamente, secondo i nostri secolari principi, non giovandoci degli strumenti giurisdizionali che sono propri della profanità e, pertanto, mutevoli nel tempo ed a mio avviso contrari alla vera Fratellanza.
Un Maestro divenuto Hiram deve aver appreso che, comunque, non può giudicare l’Hiram che si è realizzato in un suo Fratello Maestro.
Il Percorso Iniziatico di ciascuno di noi, è unico: si è soli e si procede anche compiendo errori, talché è necessario attuare il nostro partecipe ed incessante “rectificando”.
Non sarà certamente un atto giurisdizionale che nulla ha di iniziatico, a correggere l’impegnativo Percorso di un Fratello.
Nell’accomiatarmi, desidero ricordare che il Rituale di un Grado Scozzese, afferma che i nostri Lavori si svolgono perché e quando “Le tenebre si sono dileguate davanti all’aurora e la grande Luce risplende sulla nostra Loggia”.
Queste parole, rese ancor più incisive dalla odierna ricorrenza del Solstizio d’Inverno, rafforzano l’augurio mio personale e di tutto il Supremo Consiglio affinché ciascun Fratello permanga nella vera Luce, con benefizio e giubilo.
21 dicembre 2020
Leo Taroni, 33° SGC