Messaggio del Sovrano Gran Commendatore in occasione della Tornata Rituale del Sovrano Tribunale Nazionale
Potentissimi Fratelli che ornate l’Oriente, ciascuno secondo le proprie Qualificazioni, Fratelli tutti, carissimi.
Ove mai ve ne fosse stata necessità, la Cerimonia appena conclusa conferma e pone in luce la sacralità propria di un Ordine Iniziatico quale è il Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Grazie alla intrinseca Ritualità del Sovrano Tribunale Nazionale, ci è stata conferita la potenzialità di essere “Centrati” nei concetti assoluti di Equilibrio e Giustizia, concetti che ritengo essere legati simbioticamente.
Quali Kadosch, è nostro dovere impegnarci affinchè questa Iniziazione divenga reale e sia interiorizzato l’assunto di essere pervenuti ad un Grado Sublime con il superamento della contingente e profana declinazione del concetto di Giustizia.
I Giuramenti, prestati lungo il Percorso Iniziatico offertoci dalla Massoneria, ci impongono un’Etica, nei confronti di noi stessi e verso tutti i nostri simili, che non può essere determinata dal mutare dei tempi ed anche da taluni deprecabili costumi della società profana.
E’ la Giustizia del Kadosch, del Puro, del Santo che, in quanto Virtù, deve determinarci nell’Essere e non nell’apparire, per vivere l’Ora della Verità in azione.
Questa ci consentirà di spezzare tutti i legami con il mondo profano, che ancora dovessero tenerci incatenati, e che non ci permettono di essere veramente liberi per l’acquisizione della Conoscenza Massonica, “quella conoscenza che, una volta conosciuta, non lascia più niente da conoscere”, la Conoscenza del Sé.
Il nostro Percorso è lineare, non esistono cesure inizatiche: nel 1805, gli eventi, determinarono prima la nascita del Rito Scozzese e da questi, successivamente, quella dell’Ordine.
Il Grado del quale, qui ed ora, stiamo esaltando la fondamentale ed essenziale Ritualità, richiama al nostro Essere gli obblighi assunti sin dal momento in cui – da Profani – siamo stati Iniziati e, successivamente, consacrati Maestri Massoni.
Al riguardo, richiamo alla mia memoria quando, ancora profano, fui avvertito del rimorso che mi avrebbe colto se avessi chiesto l’ammissione nella Libera Muratoria per servirmi di Essa al fine di “ottenere vantaggi sociali o economici”.
Successivamente, nel prosieguo del Percorso, mi venne narrata la leggenda dei tre Compagni che per “ambizione”, oltre che per fanatismo ed ignoranza, uccisero Hiram.
Con deleteria attualità, quella leggenda si perpetra nei nostri giorni anche nel comportamento di taluni Massoni che, seppur Iniziati, dimostrano di non aver compresa l’Arte Reale, in quanto contravvengono ai nostri Ideali ed alle Leggi della nostra Nazione.
Essere Massoni, ed ancor più essere Scozzesi, non vuol dire essere avulsi dalla quotidianità anche quando questa si manifesti con negative ricadute che hanno talvolta investito e che, purtroppo, tutt’ora colpiscono il nostro Ordine ed il nostro amatissimo Rito.
In ciascuno dei Gradi Rituali che, dal Primo, ci hanno condotti a quello Sublime di Giudice del Sovrano Tribunale Nazionale, ci viene costantemente richiesto di essere Uomini Liberi.
Essere Uomini Liberi sottende l’acquisita capacità di non scindere i momenti Iniziatici e Rituali dal nostro Essere nella quotidianità.
Essere Uomini Liberi non vuol dire utilizzare strumentalmente la Massoneria ed il Rito Scozzese per proprie bieche finalizzazioni, deprecabili sia Profanamente che Massonicamente.
Al riguardo, coerentemente con i propri Principi, il Rito Scozzese ha sempre prontamente sanzionato tali biasimevoli comportamenti i quali – per altro- consentono che, nella vulgata dei media e di parziali ed interessati personaggi politici, sia coinvolta ed esposta alla pubblica gogna – in un unicum – tutta l’Istituzione Massonica.
Eppure, anche la nostra Carta Costituzionale, sancisce in maniera cristallina il fondamentale principio giuridico della personalità della responsabilità penale!
Coinvolgere surrettiziamente l’intera Istituzione Massonica è certamente un’operazione da politicante e non da Uomo Politico.
Divulgare tali assunti, in questi termini, è semplicemente bieco populismo.
Il vissuto che noi definiamo profano è tale e tale rimarrà se non sapremo essere testimoni della nostra coerenza Ideale con quella comportamentale.
Vorrei che rammentaste, che noi tutti rammentassimo, quel che disse un Illuminato:
“L’unico vero fallimento nella vita è non agire in coerenza con i propri valori”.
Leo Taroni 33° SGC