Carissimi Fratelli Scozzesi,
Quando il Supremo Consiglio, nella prime ore del 19 novembre scorso, ha deciso di chiamarmi inaspettatamente a ricoprire la prestigiosa carica di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato, ho provato dapprima una sensazione di smarrimento, chiedendomi: sarò in grado di assolvere nel migliore dei modi un compito così gravoso? Poi ho pensato che non potevo deludere le aspettative in me riposte dai fratelli che mi avevano votato e che se la vita mi chiamava a percorrere un nuovo cammino non avrei potuto non obbedire.
“Quando la vita chiama, il cuore sia pronto a partire ed a ricominciare, per offrirsi sereno e valoroso ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia che ci protegge e a vivere ci aiuta.”
Sono alcuni versi di una poesia del fratello Hermann Hesse inserita nel suo ultimo romanzo: “Il giuoco delle perle di vetro”. Come molti di voi sapranno Hesse ipotizza l’esistenza, in un prossimo futuro, di un potente “Ordine” sovranazionale formato da uomini saggi dediti alla conoscenza ed allo sviluppo dei vari rami dell’umano sapere, da tutti rispettati e chiamati a dirimere le contese internazionali.
Vi confesso di avere ultimamente riflettuto su qualcosa che è sempre davanti ai nostri occhi e che, forse proprio per questo motivo, diviene invisibile, perché forse prestiamo poco attenzione ma a volte “l’essenziale è invisibile agli occhi”, come scriveva Antoine de Saint- Exupéry ne “Il Piccolo Principe”. Quali sono questi “elementi” divenuti “invisibili”?
Essi sono i due Trinomi, che sono costantemente di fronte a noi ogni volta che contempliamo, ad esempio, la carta intestata del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Sotto la divisa “Deus Meumque Jus” compare infatti il Trinomio L:.U:. F:. (Libertà – Uguaglianza – Fratellanza)e, sotto il motto “Ordo ab Chao” compare T:.U:.P:. (Tolleranza – Unione – Prosperità)
Entrambi compaiono immediatamente al di sotto dell’invocazione con cui apriamo tutti i nostri Lavori, e cioè “Ad Universi Terrarum Orbis Summi Architecti Gloriam”, anch’esso puntato nell’acronimo A:.U:.T:.O:.S:.A:.G..
Se quest’ultima, però, venendo ripetuto ad ogni apertura dei Lavori, ci è familiare, al resto dedichiamo una distratta attenzione.
Tornando a questi ultimi, che sono per l’appunto invisibili agli occhi, non si può ignorare la loro fondamentale importanza nel Lavoro del Maestro Libero Muratore e del Cavaliere Scozzese.
Il primo dei due, di più comprensibile interpretazione, è quello riportato in tutti i Templi dell’Ordine:
LIBERTÀ – UGUAGLIANZA – FRATELLANZA
senza le quali non vi è Massoneria né Lavoro Massonico.
– Libertà di parola e di pensiero, senza soggiacere a qualunque potere politico che voglia incatenare le coscienze;
– Uguaglianza: “Riteniamo che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che sono dotati dal loro Creatore di certi diritti inalienabili, che tra questi ci sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità” (Fr. Thomas Jefferson, “Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America”, 1776);
– Fratellanza: intesa come reciproco miglioramento interiore, creare una solidarietà spirituale, con la consapevolezza di far parte di un comune Ordine iniziatico.
Il secondo, meno facilmente interpretabile, è totalmente connaturato al nostro Rito Scozzese Antico ed Accettato:
TOLLERANZA – UNIONE – PROSPERITÀ
Dove ritroviamo infatti queste parole?
Nelle “Grandi Costituzioni” del 1786, firmate da Federico II di Prussia (“Federico il Grande”), l’incipit è questo:
NUOVE ISTITUZIONI SEGRETE E FONDAMENTALI DELL’ANTICHISSIMA E VENERABILE SOCIETÀ DEGLI ANTICHI MASSONI
“Noi FEDERICO, per grazia di Dio, Re di Prussia (…) Sovrano Gran Protettore, Grande Commendatore, Grande Maestro Universale e Conservatore dell’antichissima e Venerabile Società degli Antichi Massoni liberi associati, o Ordine Reale e Militare della Massoneria;
A tutti i nostri Illustri e Amatissimi Fratelli ai quali giungeranno le presenti
TOLLERANZA, UNIONE, PROSPERITÀ”
Questo Trinomio, quindi, origina dalle norme fondamentali, insieme ai Regolamenti del 1762 (art. 4 dello Statuto del Supremo Consiglio, nel rispetto dei Landmarks e degli Antichi Doveri), del nostro Rito Scozzese.
Nelle Grandi Costituzioni del 1786 si afferma testualmente:
“(…) Il fine di questa società è: Concordia, Felicità, Progresso e Benessere della Umanità in generale e di ogni uomo in particolare (…)”.
Ed ora risulta probabilmente più chiaro: nelle raccomandazioni e disposizioni del grande Federico, vengono messe su di un piano paritetico all’altro Trinomio queste qualità, Tolleranza e Unione, che sole possono portare alla Prosperità e ristabilire “Ordo ab Chao”, come negli intenti del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Pertanto, cari Fratelli Scozzesi, il mio intento da Sovrano Gran Commendatore è muovermi su queste direttrici dei due Trinomi per far sì che sempre più possiamo tenere fede al nostro fine, del progresso e del benessere dell’umanità, e per promuovere in tutti noi il perseguimento della rettitudine, della verità, della giustizia, della tolleranza e della saggezza, come recita il nostro Statuto.
Siamo chiamati a tener fede ai nostri doveri di reciproca lealtà e fratellanza all’interno del Rito e dobbiamo impegnarci affinché il messaggio di cui siamo testimoni possa scorrere nei suoi significati più profondi all’interno del tessuto sociale e non risulterà secondario un mio impegno teso a promuovere manifestazioni che possano coinvolgere rappresentanti dei diversi campi della cultura e del mondo scientifico con i quali confrontarci sui tanti problemi etici che affiorano ogni giorno di più in questo nostro mondo in continua e rapida trasformazione.
Napoli, 4 dicembre 2023
Il Sovrano Gran Commendatore
Giulio Nigro, 33°