Intervento del Past SGC Luigi Milazzi 33° al
Convegno del Centro Studi “Manlio Cecovini” in collaborazione con la Società Letteraria di Verona
Dopo cinquant’anni dalla pubblicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo si constata una violazione dei principi in essa contenuti, da parte di non pochi paesi che pure l’avevano accettata.
Per questo nasce la “Carta dei doveri”, da una idea del professor Roger Sperry fatta propria dalla professoressa Rita Levi Montalcini e da lei proposta presso l’Università di Trieste nel 1991, in occasione della cerimonia della consegna della Laurea honoris causa allora conferitale. L’idea era che, accanto alla Carta dei Diritti dovesse esistere anche quella dei Doveri in modo da favorire l’applicazione completa della prima, facendo leva su un “dodecalogo” che incidesse sul modo di essere e agire a livello del singolo individuo oltre che sulla collettività.
La “Carta dei Doveri” fu quindi promulgata nel 1993 dall’ICHD ( International Council of Human Duties) e dall’Università di Trieste, sottoscritta da molte decine di insigni accademici fra cui 15 premi Nobel. Essa è definita come un “ Codice di etica e di responsabilità condivise” e contiene punti riguardanti la salvaguardia della dignità umana, la protezione dell’ambiente e delle generazioni future e il mantenimento della pace fra i popoli
Per molti anni, nell’ambito del centro Unesco di Trieste, mi sono occupato di diritti, della loro storia, della loro attualità, del loro futuro. Non ho registrato reazioni negative, ma neppure entusiasmo e particolare interesse a un argomento che tocca tutti direttamente e indirettamente, perché, purtroppo, ci sono larghe aree del mondo in cui questi diritti in parte o del tutto non sono ancora riconosciuti. Ed anche nei paesi occidentali, compreso il nostro c’è qualche problema, come ben sappiamo. Il pericolo da noi è che diventi un discorso retorico creando indifferenza, o piuttosto assuefazione, come se i diritti di cui godiamo nelle società occidentali fossero considerati acquisiti per sempre, dovuti, specialmente i propri, il discorso diventa più scabroso quando si tratta dei diritti degli altri. Pensiamo alle donne che da noi hanno acquisito il diritto di voto appena dopo la seconda guerra mondiale, mentre il primo paese in Europa ha introdurre il suffragio universale egualitario era stata la Finlandia nel 1905.
Che i diritti fossero l’aspetto speculare dei doveri, ne sono stato sempre convinto, con la differenza che i diritti fondano le loro radici nella società, mentre i doveri coinvolgono personalmente ognuno di noi e lo rendono responsabile dei suoi comportamenti nei confronti di sé stesso e degli altri. Chi, come il buon samaritano, aiuta uno sconosciuto in grave difficoltà compie un dovere che nessuno gli ha imposto, risponde a uno slancio che come una molla scatta nel profondo della sua coscienza.
Ambedue, diritti e doveri, fanno parte di un pensiero indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità. Un pensiero che si è espresso per quanto riguarda i diritti in importanti documenti storici e politici. Dalla Dichiarazione dell’indipendenza degli Stati americani, ai diritti del cittadino proclamati solennemente nel primo fondamentale documento della Rivoluzione francese, e infine nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, approvata a Parigi dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, senza dimenticare che già un anno prima i medesimi principi completati dai doveri erano stati inseriti nella Costituzione della nostra Repubblica. Proprio all’inizio del documento, nei Principi fondamentali, all’art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale
Se per i diritti umani abbiamo la Dichiarazione universale votata dalle delle Nazioni Unite, per i doveri c’è la Carta di Trieste, stesa per iniziativa di Rita Levi Montalcini, tanto più attuale rispetto agli altri documenti in quanto riflette le problematiche poste dal grande sviluppo della ricerca scientifica e della tecnologia negli ultimi due secoli. Tutto ciò ha prodotto risultati irrinunciabili per il miglioramento della qualità della vita, ma nel contempo non si è riusciti a neutralizzare gli aspetti negativi delle loro applicazioni con un degrado dell’ambiente naturale, che mette in pericolo il nostro stesso futuro
La “Magna carta dei doveri” non intende sovrapporsi alla “Carta dei diritti”, ma si propone di affrontare con la massima urgenza i pericoli che minacciano il pianeta, la biosfera e tutte le specie viventi.
E’ impensabile un arresto dello sviluppo tecnologico, come porre un limite alla ricerca scientifica, ma è necessario un costante, responsabile controllo delle loro applicazioni, perché rispettino sempre la dignità umana, siano sempre per il bene dell’umanità, opponendosi a tutto ciò che è disumano. La Carta indica efficacemente tutti i settori che hanno bisogno del nostro impegno: dalla condanna della guerra, alla difesa dell’ambiente, ad un’equa distribuzione delle risorse del mondo. E’ una proposta e nel contempo un progetto nel quale dobbiamo coinvolgere specialmente i giovani, un vera rivoluzione di un modo di pensare ed agire. Un pensiero che ha bisogno di essere messo in pratica con urgenza senza altre esitazioni.
“Ma perché un pensiero cambi il mondo – come annotava Albert Camus nei suoi Taccuini -, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprima. Che cambi in esempio.” E quindi prima di tutto bisognerebbe avere un pensiero, in un mondo dove prevalgono i luoghi comuni, i messaggini, e la politica è tutta impegnata alla rincorsa al consenso attraverso annunci e promesse elettorali, senza perseguire un progetto. Non è neppure sufficiente avere idee, anche giuste, se si esauriscono in un puro gioco intellettuale, in un esercizio della mente e non sfociano in progetti e in azioni concrete, azioni sostenute da un pensiero autentico da realizzare con convinzione e passione, tanto da diventare principio di vita e testimonianza per tutta l’umanità.
Verona 9 novembre 2019
Luigi Milazzi 33°
Past Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A.