Carissimi Fratelli Scozzesi,
Ormai i giorni dell’estate astronomica volgono al loro termine e l’autunno bussa alle nostre porte. E’ per noi una data importante, anche se l’antica consuetudine di festeggiare i Solstizi e gli Equinozi non è certamente un’esclusività della Massoneria; a questo proposito, anche senza entrare in dettagli, tra l’altro a noi tutti ben noti, basta ricordare la presenza di costruzioni megalitiche, palesemente realizzate quali osservatori astronomici, che ben illustrano come tali fenomeni fossero ben conosciuti alle popolazioni del neolitico.
Al di là delle considerazioni propriamente astronomiche-calendariali, peraltro assolutamente importanti in ordine alle discipline tradizionali, è bene riflettere anche su aspetti più legati all’interpretazione individuale e simbolica; ad esempio, noi associamo la luce a quanto vi è di positivo, mentre abbiniamo l’oscurità al male; ma questo è solo il risultato di una visione profana e materialistica dell’esistenza, dove ogni manifestazione soggiace alla legge del binario, per cui, se un aspetto è positivo, l’altro, necessariamente, deve essere negativo. Nella realtà spirituale, viceversa, è agevole riconoscere come le apparenti opposizioni siano semplicemente la duplice manifestazione di un unico fenomeno. Ad esempio, come nel caso dei Solstizi e degli Equinozi, la luce e l’oscurità sono in perenne equilibrio, poiché al crescere dell’una corrisponde il calare dell’altra, e viceversa. Per tale motivo è probabilmente lecito asserire che non solamente sono interdipendenti, ma che non è possibile l’esistenza dell’uno senza quella dell’altro.
Un classico esempio è quello fornito dal T’a Chi T’u, noto simbolo taoista che rappresenta l’equilibrio dello Yin e dello Yang, archetipi di ogni coppia di opposti e che, pertanto, possono essere ricondotti al significato rispettivo di luce e oscurità; ad un osservatore superficiale, come già accennato, questi concetti possono apparire opposti, ma questo simbolo ci ammonisce che l’opposizione non è mai assoluta e che ogni manifestazione contiene il seme di quella che, più correttamente, va intesa quale complementarietà; ragionando in questi termini, i due Solstizi risultano assolutamente interdipendenti; infatti, ognuno è causa dell’altro, si potrebbe azzardare che sono simmetrici quanto speculari e che ciò palesa la loro comune origine e la ciclicità della manifestazione, dove è impossibile determinare un punto d’inizio e uno di fine. Con ogni probabilità questo è valido anche per noi, la nostra esistenza non può essere racchiusa semplicemente all’interno del binomio nascita-morte, viceversa, l’esistenza umana, a mio parere, deve essere vista, tra le altre interpretazioni, peraltro sempre lecite, come un momento di una ciclicità senza principio e senza termine, che nulla ci vieta d’interpretare come una spirale ascendente, che, vista da un determinato punto di vista è collegabile ad una circonferenza, mentre dall’altro indica una ascesi continua.
La nostra esistenza terrena può essere considerata come un viaggio allegorico nel tempo, un opus iniziatico che consente di usufruire dei cicli della natura e delle sue continue metamorfosi. Solstizi ed Equinozi comportano, in virtù della legge di corrispondenza, variazioni della nostra sensibilità interiore tali da consentire, ai più avveduti, di cogliere preziose informazioni sull’intima essenza del proprio essere. Plotino sosteneva che Ogni anima è e diventa ciò che contempla, sforzarsi di vedere oltre l’apparenza sensibile del mondo è pertanto indispensabile per coloro che vogliono rendere reale la loro vita iniziatica. Nel nostro Rituale leggiamo: …Quando tu volgi gli occhi al cielo e contempli il sole, la luna, le stelle, non rendere loro alcun culto. Nel rispetto di ogni possibile altra esegesi, mi appare plausibile vedere in tale frase un monito a non attribuire ai simboli altro significato se non quello di alludere ad altro, in altri termini di fare appello alla nostra intuizione, unico tramite per il mondo sovrarazionale, almeno in questa fase terrena. Solstizi ed Equinozi sono segni della volta celeste, è vero, ma è nel nostro cielo interiore che essi ci invitano a riflettere la loro luce.
SOVRANO GRAN COMMENDATORE
Gian-Paolo Barbi, 33°