In data 29 marzo 2019, a Trento, si è tenuto il Convegno intitolato “Massoneria e Complottismo. Il complotto demo-pluto-giudaico-massonico esiste ancora?”
Il tema, complesso ed intrigante, è stato svolto da Studiosi di indiscusso livello (Claudio Bonvecchio, Giulio Giorello e Marco Cuzzi), davanti ad un uditorio costituito da oltre 200 partecipanti fra cui 40 Fratelli Scozzesi e 20 Fratelli non appartenenti al nostro Rito. I presenti hanno avuto modo di apprezzare le parole di Claudio Bonvecchio che, partendo dall’analisi storica e sociologica del disagio come fonte della crisi di identità di un popolo o di un gruppo, interpreta il conseguente turbamento come una sorta di ombra che si proietta contro un nemico appositamente creato; la convinzione è che sbarazzandosi del presunto portatore della nostra ombra, si riesca ad eliminare anche la nostra ombra interiore. L’intervento di Giulio Giorello è stato incentrato sulla mentalità del complotto secondo gli aspetti della filosofia della scienza e della filosofia politica, definendo la Massoneria come una vittima della teoria cospirativa della società; il suo discorso ha affascinato gli astanti conducendoli lungo un percorso costellato di dotte citazioni (Popper, Galileo, Bruno, Russel, Campanella, Enriquez). Marco Cuzzi ha invece approfondito gli aspetti storici, collegando antimassonismo ed antisemitismo con particolare riferimento alle origini ed alle cause dell’ostilità nazi-fascista. Il convegno è stato chiuso dal Gran Segretario del RSAA Fr. Antonio Maccioni, con il seguente intervento:
Illustri Relatori ed Organizzatori del Convegno
Carissimo Ispettore Regionale del Triveneto
Gent.me Signore e Signori che avete dimostrato interesse per questo evento, onorandoci con la vostra presenza
Vi porto i saluti del Sovrano Gran Commendatore del RSAA per la Giurisdizione Massonica Italiana, il Dott. Leo Taroni, che si scusa per l’assenza, legata a contemporanei e non demandabili impegni internazionali.
I Fratelli del RSAA sono sempre lieti della organizzazione e partecipazione a Convegni di approfondimento come quello attuale, per almeno tre ordini di motivi:
- Ovunque vi sia cultura, con tutte le sue manifestazioni, ovunque si possa esprimere liberamente e rispettosamente il proprio pensiero, ovunque si possano approfondire senza pregiudizi questioni storiche, etiche, sociali e comportamentali, lì è presente il RSAA;
- Il secondo motivo è costituito dalla possibilità di chiarire, in modo semplice e trasparente che il RSAA rappresenta una realtà attuale, inserita nel contesto sociale ed in sintonia con i tempi che viviamo;
- Infine è con orgoglio che affermiamo di non volerci sottrarre al dialogo costruttivo per dimostrare, non con i proclami ma con la realtà dei fatti, che il RSAA è costituito da persone oneste, desiderose di migliorare se stessi e la realtà in cui viviamo, con il solo aiuto della cultura, della tolleranza e dell’amore per l’umanità.
Sotto questi punti di vista il Convegno di Trento rappresenta una grande occasione, per il luogo (è questa la sede del primo congresso antimassonico internazionale del 1896, cui persino il Papa Leone XIII dedicò un “breve” ma articolato intervento), per la gente di queste terre (che tanto ha sofferto per il mantenimento orgoglioso della propria identità), per i tempi (visti i pregiudizi e l’oscurantismo che periodicamente riemergono in modo prepotente in ambito sociale e politico).
Oggi si è discusso di “Massoneria e complottismo” e, provocatoriamente, si può affermare che non si è parlato di congiura o di cospirazione. Nella “congiura” infatti, pochi, in disaccordo con il sistema ma supportati da princìpi che ritengono superiori, giurano di sostenersi vicendevolmente per raggiungere con qualunque mezzo gli scopi che si sono proposti. Nella ”cospirazione” i pochi contrari, pur vivendo in contesti societari apparentemente normali, si riuniscono in spazi ristretti, respirando intellettualmente la stessa aria, con lo scopo di tramare azioni spesso violente per il rovesciamento del sistema.
Nel “complotto” e nella variante negativa del “complottismo”, obiettivi e metodi sono molto più sfumati, come persino la ambigua etimologia lascerebbe intendere, avendo secondo alcuni una radice comune con i termini di complicità, complessità, complicazione, a loro volta derivanti da “cumulo”.
Il complotto infatti presupporrebbe la partecipazione cosciente e volontaria di molti, la condivisione occulta di azioni estremamente differenziate, la cui scoperta avverrebbe in modo fortuito o casuale, enfatizzando episodi concorrenti, ma non correlabili fra loro. Il meccanismo psicologico è particolarmente subdolo in quanto, una volta accettato un evento, anche se insignificante o marginale, si ingenera una cascata di possibili collegamenti che si rafforzano l’un l’altro, dando la sensazione di verità anche a fatti del tutto inesistenti.
Ciò è avvenuto anche per la teoria del “complotto massonico” la cui realtà è così facilmente negabile che solo coloro che strumentalmente fingono di crederci, possono sostenerla, talvolta riesumando ridicoli falsi storici.
Basterebbe domandarsi: “E’ possibile che un grande numero di complottisti, dispersi in spazi e tempi diversi, possa operare in modo univoco alle dipendenze di superiori incogniti, senza conoscersi l’un l’altro e senza che nessuno abbia mai tradito svelando scopi ed intenzioni? Quale sarebbe poi l’evento storicamente valido, documentato e riconosciuto alla base di questo ipotetico complotto?
Semmai, pare più importante indagare sul perché la società abbia periodicamente bisogno di un nemico da combattere, di un gruppo contro cui convogliare insoddisfazioni ed inadeguatezze, di un colpevole da indicare come causa dei mali del mondo. E cosa poi avrebbe fatto la Massoneria per meritare, ancora oggi, tutta questa attenzione? Le risposte possibili sono tante e ci vorrebbero altre occasioni per analizzarle tutte.
Vorrei ricordare che quando venne fondato il RSAA italiano, nel 1805, dopo l’epoca delle grandi rivoluzioni, alle soglie del Congresso di Vienna e del nuovo assetto europeo, ci si rese conto che i principi basilari di libertà, uguaglianza e fratellanza, recepiti solo in parte, non erano ancora stati in grado di mettere fine alle guerre, ai conflitti internazionali ed alla miseria all’interno dei singoli Stati.
Si rendeva necessaria una ulteriore modulazione basata sulla tolleranza nei confronti delle idee e sulla unione dei popoli, in quanto solo così si sarebbe potuta raggiungere quella prosperità cui tutti ambivano.
Tolleranza, Unione e Prosperità, tre princìpi, allora rivoluzionari, in grado di attirare le ire di qualunque “- ismo”, come poi la storia ha ampiamente dimostrato.
Parole e concetti ancora oggi sempre presenti nelle intestazioni e nei pensieri del RSAA.
Trento, 29 marzo 2019
Antonio Maccioni, 33° GS