Intervento del S.G.C. Gian-Paolo Barbi alla 54° Conferenza Europea e dei Paesi associati dei SS.GG.CC. del R:.S:.A:.A:. letto a Ginevra il giorno 18 Maggio 2023.
PREMESSA
Carissimi e Potentissimi Sovrani Gran Commendatori, personalmente ritengo che, prima di intraprendere iniziative volte a definire il nostro ruolo nel miglioramento della società, sia indispensabile compiere un’analisi critica dei rapporti attuali con la stessa. Noi sappiamo che la Massoneria nel suo insieme – e particolarmente il Rito Scozzese Antico ed Accettato – intrisa dei principi di fratellanza, solidarietà e generosità, nonché consapevoli del proprio ruolo di guida spirituale, ha sempre posto al centro delle sue filantropiche riflessioni il genere umano, con la dichiarata finalità di contribuire al bene dell’Umanità.
Le azioni che ne sono discese, ancorché assolutamente benefiche, quali l’apertura di ospedali, scuole laiche, centri di avviamento al lavoro, rifugi per indigenti, sono spesso ostacolate e sottaciute da quei sistemi che guardano con diffidenza le nostre iniziative. La storia del pregiudizio nei nostri confronti è a tutti nota e possiamo sintetizzarla in due aspetti: da un lato è evidente che, essendo la nostra una società tradizionale a carattere iniziatico, perseguiamo finalità che sono d’impossibile intendimento per i non iniziati, ed è facile intuire come da questa incapacità di comprendere possa originarsi diffidenza e, addirittura, ostilità. Dall’altro, bisogna considerare che il carattere libertario e tollerante, tipico della nostra istituzione, inevitabilmente, è sempre stato in conflitto con quelle religioni e con quei sistemi politici che negano la libertà di pensiero. Questo è un dato di fatto di cui bisogna tenere conto e che costituisce la prima difficoltà nei rapporti con il mondo profano. Ovviamente questa è una situazione variegata, esistono nazioni, specie anglosassoni, dove la Massoneria è giustamente apprezzata e vissuta come utilità per il paese, mentre in altre – come la mia – il contesto è ben diverso. Appare pertanto indispensabile cercare di modificare, o almeno migliorare, tale percezione, sia con le istituzioni, con cui bisogna stabilire un dialogo, sia con la società nella quale si opera; l’intrinseca difficoltà di questa azione potrebbe essere supportata anche dal ricorso a professionisti della comunicazione per promuovere e diffondere la nostra istituzione in modo efficace.
La diversità dal mondo profano – di cui noi, giustamente, andiamo fieri – una volta presentata in modo corretto, non dovrebbe più essere vista come una minaccia, ma accettata, e, successivamente, vista come una preziosa risorsa sociale.
All’ostacolo pregiudiziale, se ne aggiunge un secondo: oggi, noi assistiamo, infatti, ad una pericolosa spinta omologatrice alla quale non è estranea l’economia, ma che non dispiace neppure a ideologie politiche e religiose per le quali la capacità di un pensiero critico, l’individualità e la ricerca di una realizzazione indipendente non possono che essere guardati con fastidio, quando, addirittura, non sono interpretati come una minaccia all’establishment.
Senza soffermarsi troppo nell’analisi delle cause, ricordiamo brevemente come il politically correct, inizialmente sorto come legittimo tentativo di eliminare ogni forma di intolleranza nei riguardi di minoranze etniche e, per estensione, nei confronti di tutti, fosse stato percepito, fin dall’inizio, come una pericolosa forma di censura che, se da un lato salvaguardava la forma, dall’altro non risolveva il problema alla base, traducendosi, in tal modo, in un’ipocrita apparenza. Non stupisce quindi che il politically correct, oggi in vigore in tutto il mondo occidentale, presenti il rischio di degenerare in pensiero unico, che, inevitabilmente, comporterebbe l’adozione sistematica di ogni sorta di impedimenti e di sanzioni finalizzati ad impedire qualsiasi forma di manifestazione di pensiero che non sia assolutamente allineato con la visione filosofica e sociale della società.
Il terzo millennio, a onta degli incredibili progressi scientifici, si ammanta sempre più di oscurantismo e d’intolleranza, tutto ciò è reso ancora più grave dal tremendo vuoto intellettuale che inghiotte le nuove generazioni, la cosiddetta cancel culture: la sua folle iconoclastia, come la sua incapacità di comprendere la storia, rappresenta un’ulteriore degradazione del politically correct; siamo di fronte ad una eclissi del pensiero filosofico e dello spirito classico.
Tutto ciò, ovviamente, non deve costituire un alibi per l’inazione; siamo sempre stati dalla parte dell’umanità e continueremo nella nostra Opera. Già oggi non è possibile elencare tutte le iniziative intraprese dalla Massoneria per migliorare la condizione umana, cui ha fornito i necessari supporti, materiali e di pensiero, per consentire all’uomo di emergere dalla miseria sociale ed intellettuale; il loro numero è semplicemente incalcolabile. Ci possiamo, però, brevemente soffermare sul loro spirito: per noi è evidente che l’emancipazione, per quanto possibile dal bisogno e dalla malattia, ma soprattutto la libertà di pensiero, mettono l’uomo nelle condizioni di dare il meglio di sé, sia in ambito collettivo sia individuale; l’uguaglianza sociale, realizzata attraverso meccanismi legislativi, condivisi e finalizzati al bene comune, consente alla società umana di evolversi serenamente, ma, tutto questo può essere realizzato unicamente a condizione che l’uomo guardi al proprio simile come a un fratello, e non come a una preda, come ricorda il detto latino: Homo homini lupus.
La Massoneria non è un’istituzione puramente caritatevole, le nostre finalità vanno oltre, non ci dobbiamo limitare unicamente alla risoluzione dei problemi immediati, non che questo non sia importante, anzi, è chiaro che se un uomo ha fame per prima cosa bisogna fornirgli cibo, ma questo non può essere che un primo passo; nel divenire dobbiamo fare in modo che costui sviluppi le proprie capacità e sia in grado di rendersi indipendente dal bisogno e che, magari, a sua volta possa aiutare altri a seguire il suo esempio.
IDEAZIONE
Veniamo adesso, più propriamente, alle finalità del Tracciato, ossia: che ruolo dovrebbe avere il nostro Rito nei cambiamenti delle nostre società?
A mio avviso, dobbiamo avere presente che il benessere del corpo e della mente sono solo il primo passo per consentire all’uomo di assumere quel ruolo sociale che la sua dignità gli consente. Ho parlato di dignità e non di capacità perché, nelle nostre considerazioni, non possiamo dimenticarci che la Spiritualità è la componente più importante dell’uomo e che provare a sopprimerla, o anche solo ad imbrigliarla, significherebbe infliggergli la più crudele delle mutilazioni. In altri termini, è necessario che la nostra azione non perda mai di vista che l’umanità deve essere posta in condizione di sfuggire sia al dogmatismo religioso sia al turpe materialismo che opprime le nostre società per poter conseguire quello sviluppo spirituale che la sua natura prevede.
Ed è proprio in questo settore che la Massoneria, e in particolare il Rito Scozzese Antico ed Accettato – che ne è il più autentico interprete –scevro da assolutismi, non imponendo verità, ma alludendo solo all’opportunità di cercarla e, ai più volenterosi, suggerendo come farlo, può rivelarsi una preziosa guida.
Sotto certi aspetti il nostro Rito è l’atanor in cui ognuno realizza sé stesso, e, mutatis mutandis, può esportare nel mondo profano quei principi di saggezza che contiene.
Per prima cosa occorre che, senza trascurare minimamente i lavori iniziatici che si svolgono nei nostri templi, ci si confronti sui temi etici e filosofici che maggiormente hanno rilevanza sociale e che spaziano dalle biotecnologie all’utero in affitto, dall’analfabetismo di ritorno alla legittimazione delle droghe; dopo di che, cominciare a operare per la diffusione di quei principi filosofici ed etici che sono alla base del Rito Scozzese e che mirano alla realizzazione di una società improntata a principi di fratellanza, solidarietà e tolleranza, nella quale il singolo possa liberamente procedere al proprio divenire in accordo con le leggi naturali.
Sono, pertanto, necessarie riunioni preliminari dove, utilizzando le professionalità e le competenze multidisciplinari dei Fratelli delegati a tal fine, si potrà procedere a meglio definire i nostri obiettivi, ossia a individuare le risorse, umane e finanziarie, di cui possiamo disporre, quindi, a determinare le strategie più opportune per conseguire risultati in tempi accettabili.
In quest’ambito appaiono evidenti alcune nostre carenze, cominciamo con il dire che noi, con le nostre scarse disponibilità finanziarie e disponendo di risorse umane che, pur essendo indubbiamente qualificate, restano numericamente limitate, non possiamo pensare d’influenzare in breve tempo la società. Conseguentemente – ma ritengo che questo sia implicito in questa riunione – i migliori risultati sono ottenibili solo con una stretta collaborazione di congruo numero di Supremi Consigli. A mio avviso, dobbiamo continuare a perseguire il classico metodo massonico, ossia la formazione degli uomini, in particolare dei giovani. Questo è un obiettivo che, palesemente, necessità di un approccio multiplo, e che non può prescindere dal contatto con il mondo della scuola. A tal fine è senz’altro opportuno cercare di fare entrare tra le Colonne del Tempio educatori e, specialmente, insegnanti di ogni ordine e grado, che possano, conseguentemente, educare i loro allievi sulla base dei nostri principi.
In questa prospettiva sarà utile l’erogazione di borse di studio, sia nei licei sia nelle università, destinate a studenti che sviluppino temi riguardanti la Libera Muratoria nei suoi vari aspetti, e, rimanendo nell’ambito, fornire libri massonici a biblioteche scolastiche e civiche.
Oltre al già ricordato approccio al mondo studentesco, può risultare proficuo promuovere iniziative culturali aperte alla società profana; anche in questo caso ritengo che l’ausilio di professionisti della comunicazione possa essere importante. L’approccio non dovrebbe essere particolarmente finalizzato a far conoscere la Libera Muratoria, questo potrebbe non interessare, suscitare timori o, addirittura ostilità. Personalmente penso – ma chiaramente la mia è solo una proposta –che sia opportuno fare leva su aspetti accattivanti quali concerti di musica massonica o rappresentazione di opere teatrali che vertono sulla libertà di pensiero. A titolo esplicativo ricordo la messa in scena de L’affaire Calas, ispirato al Trattato sulla Tolleranza di Voltaire, rappresentato nel 2016, presso il teatro Quirino di Roma ad opera del Rito Scozzese Antico ed Accettato d’Italia, nell’ambito del programma culturale per i giovani. Gli attori erano tutti studenti di un Liceo Scientifico di Roma.
Vi è, infine, un settore nel quale è opportuno che il nostro Rito faccia conoscere la propria opinione, mi riferisco all’ecologia. Il tema della Natura è senz’altro uno dei più affrontati dai Fratelli nelle loro Tavole architettoniche e oggi è una delle tematiche più avvertite dai giovani.
È un problema etico di drammatica rilevanza, oggi, a quanto sembra, il nostro pianeta non appare più in grado di sostenere la predazione dell’uomo che, purtroppo, non si mostra disposto a cambiare atteggiamento. In via del tutto ipotetica, si potrebbero organizzare convegni in scuole e università, aperti a tutta la popolazione, dove esperti del settore, non necessariamente massoni, espongano la problematica lungi da fanatismi o da interessi meramente economici, anche al fine di contribuire alla promozione concreta di modelli economici sostenibili e responsabili.
Personalmente ritengo che, nell’intento di realizzare una nuova coscienza sociale, non si possano escludere sinergie; occorre cercare e riconoscere all’interno del mondo profano persone e istituzioni con finalità analoghe alle nostre, dobbiamo rivolgerci verso coloro che, essendo onestamente intellettuali e ideologicamente liberi, siano in grado di denunciare i mali della nostra società e aiutarci a trovare, e applicare, soluzioni per correggere la pericolosa deriva sociale che stiamo vivendo.
In quest’ambito, particolari energie dovrebbero essere rivolte al mondo dei giornalisti al fine di ottenere, al minimo, un’informazione corretta, e non di parte, come tuttora avviene nei nostri confronti.
Infine, desidero ricordare che non è possibile dare se non si possiede, ragione per cui opino sia di fondamentale importanza, da parte nostra, un sincero e intenso dibattito su tematiche sociali che, ovviamente, come già ricordato, non deve avvenire a scapito dei nostri lavori iniziatici che sono assolutamente fondamentali per il nostro divenire; ritengo, a tal fine, opportuno istituire una commissione, ovviamente composta da Fratelli Scozzesi, designati dai rispettivi Supremi Consigli, che abbia l’incarico, e le risorse, per dar vita a questo progetto.
Potentissimi Fratelli, ho concluso, grazie per l’attenzione.
Gian-Paolo Barbi, 33 SGC