10 marzo 1946: per la prima volta in Italia votano anche le donne
Il 31 gennaio 1945 è emanato il decreto legislativo con cui si conferisce il diritto di voto alle donne italiane che hanno almeno ventuno anni, ma soltanto il 10 marzo 1946 le donne diventano, per la prima volta, parte dell’elettorato attivo e di quello passivo.
Il 10 marzo, nei seggi di 436 comuni italiani si presentarono anche le donne, per la prima volta nella storia italiana. Il 2 giugno dello stesso anno, in occasione del Referendum monarchia-repubblica si tennero le prime elezioni politiche con il suffragio femminile.
L’Italia arriva a questa grande conquista di civiltà e giustizia nel secondo dopoguerra. Fino all’inizio del Novecento, a parte cinque paesi, la rappresentanza riguardava ovunque la popolazione maschile. Per un gruppo numeroso di paesi, fra cui Austria, Canada, Cecoslovacchia, Danimarca, Germania, Irlanda, Islanda, Norvegia, Olanda, Polonia Svezia, Ungheria, il suffragio fu esteso alle donne negli anni attorno alla Prima Guerra Mondiale, per l’Inghilterra nel 1928.
Nella nuova Italia costituita dopo il 1860, i circoli democratici furono la fucina ideale di grandi e ambiziosi progetti di rifondazione della società e di ammodernamento del paese. In quest’azione si distinse la Massoneria italiana. Salvatore Morelli eletto deputato per la sinistra napoletana, per tredici anni svolse alla Camera un appassionato lavoro per la riforma della pubblica istruzione e il riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti civili e politici per l’uomo e la donna. Morelli era stato iniziato nella R. L. “I figli dell’Etna” all’Oriente di Napoli e fu un 33° Grado del Rito Scozzese.
Nel 1867 Morelli presentò il primo disegno di legge che prevedeva la concessione del voto politico alle donne. Egli proponeva la parificazione a livello giuridico tra maschi e femmine: fu per questa ragione che tale progetto e anche un successivo del 1875 non furono presi in considerazione. Nel 1867 Mazzini in una lettera alla sua amica e suffragista inglese Clementia Taylor scriveva che “nulla si conquista, se non è meritato” e nello stesso anno in una lettera a Morelli affermava che i tempi erano ancora prematuri.
Un anno dopo la nascita del primo governo di Sinistra, come ricorda Anna Maria Isastia (Uomini e idee della Massoneria, Roma 2001), Morelli riuscì a fare approvare la legge 9 dicembre 1877, n. 4167 con la quale le donne furono ammesse a testimoniare negli atti pubblici. Nonostante la manifesta ostilità della maggioranza ai suoi progetti, non desistette dal suo impegno in favore dell’educazione dei giovani e della diffusione della cultura, per i diritti delle donne e la laicizzazione della società.
Luigi Milazzi 33° Past SGC