Lettera del Pot.mo e Ven.mo Giulio Nigro, Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A., ai Fratelli Scozzesi

Carissimi Fratelli,

il Rito Scozzese svolge i suoi lavori all’interno del Tempio, nel tempo e nello spazio rituali, e rifugge le dinamiche profane e a maggior ragione la polemica.

Le criticità di questi tempi ci spingono a mettere per un attimo in subordine la sacralità del lavoro di perfezionamento interiore per scrivervi questa nota.

Da quando siamo stati chiamati a guidare il Rito Scozzese Antico ed Accettato abbiamo sentito essere nostro massimo dovere garantire l’integrità e l’autonomia del Rito, necessarie a permettere ai Fratelli scozzesi un sereno percorso di elevazione spirituale.

L’integrità del Rito è stata messa in discussione da una serie di provvedimenti disciplinari molto pesanti assunti nei confronti di molti suoi esponenti apicali a opera degli organi preposti del Grande Oriente d’Italia, che è la Gran Loggia simbolica tradizionale riconosciuta dal R.S.A.A.

Ricordiamo di aver scritto al nostro Gran Maestro:

In concomitanza con questo periodo e nei mesi immediatamente successivi alle elezioni, il Grande Oriente d’Italia ha assunto provvedimenti disciplinari nei confronti dei seguenti Fratelli, tutti Membri Attivi del Supremo Consiglio: Edo Biondo, prima sospeso, poi condannato e non ancora riammesso ai lavori; Gian Paolo Barbi, Andrea Roselli, Giuseppe Caprarola, Stanislao Saeli, Valter Guendalini, prima sospesi e poi espulsi; e ha avviato l’istruttoria per provvedimenti disciplinari nei confronti del sottoscritto e dei Pot.mi Fratelli Leo Taroni e Mauro Stradella, ed in ultimo quasi certamente nei confronti anche dei Pot.mi Fratelli Francesco Tenella Sillani e Alessandro Natali, tutti Membri Attivi del Supremo Consiglio. In totale undici, di cui Barbi ed altri sospesi mentre rivestivano le cariche apicali del Rito Scozzese.

La drasticità con la quale la Giustizia Massonica dell’Ordine si è pronunciata nei confronti delle figure apicali del Rito Scozzese induce a nutrire quanto meno qualche perplessità sulle modalità della sua applicazione, nella quale non pare ravvisarsi equità, norma da seguire costantemente nel giudicare, nel governare, nel trattare ognuno secondo i meriti o le colpe, con assoluta imparzialità; l’equità guida i giudici a esprimere un verdetto che tenga conto, nell’applicare la legge, non solo dell’azione criminosa ma anche e soprattutto delle cause da cui essa scaturisce.

A causa delle norme statutarie del Rito e del “Protocollo di intesa”, i provvedimenti disciplinari assunti in seno al GOI hanno avuto effetto immediato nel Rito.

Inoltre, la determinazione da parte del Gran Maestro, annunciata pubblicamente nel corso del suo intervento, per l’altro non privo di ingiustificato risentimento, alla Festa del Rito Scozzese di giugno scorso, di voler procedere in maniera unilaterale e alla modifica dei “Protocolli d’Intesa” ci hanno chiaramente mostrato verso quale futuro ci stessimo avviando.

Tutto ciò a nostro avviso, non è compatibile con la necessaria autonomia del Rito, che è un’organizzazione distinta, ancorché strettamente legata alla Gran Loggia Simbolica di riferimento, che è il Grande Oriente d’Italia.

Per questo, il 9 giugno il Supremo Consiglio ha ritenuto necessario e opportuno modificare lo Statuto del Rito abolendo i punti 5 e 6 dell’Art. 17 e apportando alcune altre modifiche per coerenza testuale. In questo modo, i provvedimenti disciplinari del Grande Oriente d’Italia non hanno immediato effetto anche nel Rito Scozzese, che può valutarli nella propria autonomia.

Il Gran Maestro ha promulgato il Decreto n.10/AS con cui non viene consentito ai Fratelli Maestri del GOI di aderire e/o a partecipare a qualsivoglia attività rituale e non rituale del RSAA.

Abbiamo, quindi, inviato al Gran Maestro una nota di chiarimento, rivolgendo un appello accorato a ritirare il Decreto, che riteniamo ingiusto, e a incontrarci per stabilire nuove e più adeguate regole di convivenza, anche in considerazione del fatto che i “protocolli di intesa” non sono indispensabili, né ai sensi dello Statuto del R.S.A.A., né ai sensi della Costituzione del G.O.I., né sulla base della bicentenaria storia comune.

Non risponde al vero che ci è stato lanciato un ramoscello di ulivo. É vero, invece, che ci sono state lanciate proposte, ma corredate di richieste inaccettabili, costituenti non un ramoscello, ma una clava che avrebbe demolito definitivamente l’autonomia del Rito.

Il nostro incontro con il Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio Madre del Mondo per la Giurisdizione Meridionale degli Stati Uniti d’America nei primi giorni di settembre ci ha dato nuova energia e ci ha sostenuto nella nostra ferma intenzione di garantire alle tante migliaia di Fratelli scozzesi un cammino sereno e proficuo.

Per quanto riguarda la modifica dell’art 3 del Regolamento prendiamo atto che le nostre intenzioni sono state male interpretate, e nel ritenere di essere stati comunque chiari con quanto scrivevamo al nostro Gran Maestro :

«Non è vero che, come è scritto nelle note al Vostro decreto, “è stata ammessa e consentita la iscrizione al RSAA anche di massoni appartenenti a comunioni diverse dal Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani”: l’art.6 dello Statuto, che recita “Il R.S.A.A. riconosce, per il territorio italiano, come Gran Loggia della Libera Muratoria simbolica tradizionale il Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani”, è tuttora vigente e inoltre possiamo assicurare con la massima certezza che nessun Membro Attivo ha mai inteso consentire l’iscrizione al R.S.A.A. anche di Massoni appartenenti a comunioni diverse dal Grande Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani.»,

chiarimenti che non sono stati comunque tenuti in alcun conto, ci sembrerebbe opportuno sottoporre al Supremo Consiglio del Rito, nella sua prossima riunione, tale problematica e poter quindi rimuovere quella che, al di là delle nostre intenzioni e della realtà, è diventata una pietra di inciampo sul cammino dei Fratelli scozzesi.

Auspichiamo, ancora una volta, che sarà, così, fugato ogni equivoco in relazione all’intimo legame tra il Rito Scozzese Antico ed Accettato e il Grande Oriente d’Italia e al rispetto reciproco tra le due Istituzioni, a tutela della serenità del percorso di perfezionamento dei Fratelli che, Maestri del GOI, hanno intrapreso la strada Scozzese.

Il Sovrano Gran Commendatore, Giulio Nigro, 33°

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