Interventi del Sovrano Gran Commendatore
LA COERENZA
Illustrissimi Fratelli Visitatori che ci onorate con la Vostra presenza,
Illustrissimi Fratelli, miei pari.
Carissimi Fratelli di ogni grado.
Tanti anni or sono, a un convegno sulla tolleranza, organizzato dal Rito Scozzese a Siracusa,mi sono permesso di dire che la tolleranza mi andava stretta. Molti anni dopo dovendo trattare il tema della coerenza aggiunto che la coerenza invece mi andava troppo larga. Mi va larga quando manca di una sua specificazione per cui può magari caratterizzare l’azione di un pazzo che,sfruttando una funesta ideologia, conquista il potere e trascina la sua nazione, il suo popolo e se stesso alla rovina con ferma e inflessibile coerenza.
Diverso è quando una persona è coerente con i principi più alti che regolano la sua comunità e la sua vita e accetta le leggi del suo paese che siano vantaggiose o svantaggiose per lui. E’ il grande esempio di Socrate che si sottomette alla legge e accetta la condanna a morte, sebbene ingiusta,in nome di questa coerenza: perché rendersi responsabile di un’ingiustizia, è peggiore del subirla.
Nel film “Gli intoccabili”, dove si confrontano in una strenua lotta senza quartiere un agente federale, interpretato da Kevin Costner e il boss Al Capone, interpretato da Robert De Niro, quest’ultimo portato in tribunale e messo alle strette con l’improvvisa sostituzione della giuria in gran parte corrotta, dopo essere stato costretto a dichiararsi colpevole, divincolandosi nel tentativo di colpire il poliziotto lancia l’insulto: “Tu sei tutto chiacchiere e distintivo”. Dovrebbe essere un’offesa infamante nelle intenzioni di Al Capone, è invece la dichiarazione plateale della propria sconfitta di fronte al coraggio della coerenza di un servitore dello stato e della legge.
Anche noi Scozzesi portiamo all’occhiello con orgoglio un distintivo, simbolo dei valori che sono a fondamento del Rito Scozzese Antico e Accettato, e che costituiscono la nostra forte identità. E’ un simbolo e come tale è un segno di riconoscimento ma è anche un emblema capace di suscitare in chi sa leggere questi segni idee molto più complesse e articolate da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile. E’ un oggetto capace di evocare attraverso qualcuno degli aspetti materiali che lo caratterizzano entità astratte di difficile espressione svelate soltanto a chi ha intrapreso un processo iniziatico.
E’ fondamentale però che tra queste idee, le nostre parole e le nostre azioni ci sia una stretta coerenza,che viene immediatamente percepita da chi ci circonda e non solo rafforza i principi e le idee di cui siamo portatori ma è garante della nostra credibilità.
L’importanza della coerenza e della sua testimonianza, come elemento positivo di coesione per una società, non sarà mai a sufficienza ripetuta, perché tocca uno dei punti più delicati del meccanismo sociale: il passaggio dall’affermazione dei principi fondanti della comunità alla loro attuazione nella vita pratica di ogni giorno. Da ciò l’importanza di dare testimonianza, di dare l’esempio, di adeguare il dire al fare.“Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo”, è scritto nel Libro Sacro e aggiunge: “Ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Matteo 23,3). Anche in quel tempo, come succede oggi, le autorità, i personaggi rappresentativi della comunità, non davano sempre il buon esempio e predicavano cose che poi si guardavano bene dal fare. E’ un pessimo esempio che fornisce l’alibi a chi già intende trasgredire e genera in tutti un atteggiamento quasi consolatorio: tanto tutti fanno così. Così facendo viene dato spazio a quella coerenza negativa e relativistica il cui esempio se seguito da tutti porta alla dissoluzione della solidarietà sociale, alla fine della comunità come unione di uomini liberi. Da ciò la necessità non solo di affermare la coerenza, di rafforzarla con l’esempio dei propri comportamenti personali, ma di coniugarla con la libertà, in modo che assuma valore etico, con la giustizia per arricchirla dei valori morali, e infine con la solidarietà e con il rispetto delle persone per il rafforzamento dei valori sociali.
Per meglio comprendere le norme naturali del vivere civile alle volte può essere utile conoscere le esperienze che vengono dalle dinamiche dei comportamenti dell’infanzia per quanto riguarda il rapporto dire e fare, come sanno bene gli educatori che sulla base di queste osservazioni hanno sviluppato le moderne didattiche. “Il bambino presta più attenzione a quello che un insegnante fà rispetto a ciò che dice”. E’ la lezione dello psicologo tedesco, Kurt Lewin, pioniere della psicologia sociale, che fu tra i primi ricercatori a studiare le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni
Il tema della coerenza è fondamentale nell’orizzonte spirituale della nostra Istituzione, sia per quanto riguarda i comportamenti che per la testimonianza che siamo chiamati a dare.
Ne abbiamo esempi luminosi nel nostro passato, diventati attuali proprio in questo periodo di celebrazioni, come quello di Giuseppe Zanardelli, 1826 – 1903, libero muratore, insignito del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Giovane combattente nei Corpi Volontari Lombardi durante la guerra del 1848 prende parte alla campagna del Trentino come milite nella colonna cremonese, e nel ‘49 partecipa all’insurrezione delle dieci giornate di Brescia contro il governo austriaco.
Dopo la sconfitta di Novara viene epurato, emarginato dagli incarichi pubblici e, per un certo periodo, si mantiene con le lezioni private di diritto.
Eletto deputato dopo la proclamazione del Regno d’Italia, riceve vari incarichi amministrativi, ma si dedicherà attivamente alla carriera politica solo a partire dal marzo 1876 quando la Sinistra liberale, di cui era stato esponente di spicco, va al potere.
La sua opera si fonda, come ha scritto Roberto Chiarini, sulla “convinzione che i diritti di libertà degli individui siano indissolubilmente legati al diritto all’indipendenza dei popoli e delle nazioni”. Da ciò “la difesa intransigente delle franchigie del cittadino e delle minoranze dall’invadenza e dagli arbitri del potere statale dentro un ordine costituzionalmente garantito”. Egli combatte tenacemente il trasformismo e la tendenza alla confusione dei partiti senza temere di essere in minoranza all’interno di un sistema che nonostante la coerenza inflessibile dei suoi costanti richiami a principi giudicati irrinunciabili, era poco incline a seguire la sua proposta politica che risulta ancor oggi attuale.
Sarà più volte Ministro del Regno e presidente del Consiglio dal 1900 al 1903. Nella sua intensa attività dedicata prima alla unità della Patria e poi alla creazione dello stato unitario, ebbe, come gli è stato riconosciuto il coraggio della coerenza. Tra le tante testimonianze della sua intensa opera possiamo ricordare con orgoglio la riforma del sistema giudiziario e l’approvazione del primo codice penale dell’Italia unita, considerato tra i più liberali e progrediti dell’epoca. Un testo assai innovativo, accolto con grande favore dalla opinione pubblica liberale nazionale e internazionale, destinato a durare all’interno fino al codice Rocco e a essere assunto da molti all’estero come esempio di moderna codificazione liberale. Contiene due importanti novità, il diritto di associazione dei lavoratori a tutela dei loro interessi e relativo diritto di sciopero e l’abolizione della pena di morte, “questo odioso spettacolo di sangue”.
Nella Relazione al Re Zanardelli si dice convinto che “le leggi devono essere scritte in modo che anche gli uomini di scarsa cultura possano intenderne il significato; e ciò deve dirsi specialmente di un codice penale, il quale concerne un grandissimo numero di cittadini anche nelle classi popolari, ai quali deve essere dato modo di sapere, senza bisogno d’interpreti, ciò che dal codice è vietato”. Secondo il suo pensiero la legge penale non deve mai dimenticare o peggio ancora avvilire i diritti dell’uomo e del cittadino.
Anche noi, come il fratello Zanardelli, dobbiamo avere il coraggio della coerenza e tenere sempre ben presente che tutti, a cominciare di coloro che pur sono critici nei nostri confronti, si aspettano da noi qualcosa di più rispetto agli altri. Sono molto più attenta come ci comportiamo e a quello che facciamo, che alle nostre parole.
Per noi non dovrebbe essere difficile esaudire queste aspettative,tanto più che abbiamo l’obbligo morale, come abbiamo appreso fin dalla Camera di Apprendista, di rendere ogni nostra azione espressione coerente con l’intelligenza, la bellezza e la forza dei nostri principi.
Viva i Supremi Consigli, viva il Rito scozzese antico e accettato
Luigi Milazzi, 33°
Sovrano Gran Commendatore
27 Ottobre 2012