Il 210° anniversario della fondazione del Rito Scozzese per la Giurisdizione Massonica Italiana è stato celebrato sabato 14 marzo 2015 a Roma con una solenne tornata in 4° grado tenuta presso l’Hotel Rome Cavalieri, già sede storica delle Gran Logge del GOI fino agli anni 90.
La partecipazione è stata come al solito imponente, con la presenza di quasi 1300 Fratelli in rappresentanza di tutti gli Ispettorati Regionali. Erano anche presenti, oltre ovviamente al SGC Luigi Milazzi e al Supremo Consiglio pressoché al completo, il Gran Maestro del GOI Stefano Bisi, una folta delegazione del Supremo Consiglio della Turchia guidata dal SGC Hasan Erman ed il SGC del Lussemburgo Victor Gillen, cui nell’occasione è stata conferito il titolo di Membro Onorario del nostro Supremo Consiglio.
Dopo l’entrata rituale dei Membri del Supremo Consiglio e degli illustri Ospiti, il SGC Milazzi ha aperto i lavori con una prima riflessione sul tema di attualità degli attentati terroristici. “Non va mai dimenticato – ha osservato – che, al di là delle opinabili etichette spesso intrise di vittimismo confessionale, intellettuale o razziale con cui di volta in volta vengono presentati all’opinione pubblica, essi rimangono sempre e solo spregevoli azioni che ledono in modo gravissimo il fondamentale e inalienabile diritto alla vita delle persone.”
Un’importante seconda riflessione ha riguardato il concetto di “ispirare” come parola d’ordine del Rito Scozzese, che ha il compito di perseguire la continua evoluzione del Massone nell’avvicinamento a quell’ideale di perfezione che costituisce l’essenza del suo impegno. Come Rito Scozzese possiamo e dobbiamo ispirare tutta l’attività della Massoneria, di cui siamo elemento essenziale e cuore pulsante, per contribuire a svincolarci da una visione materialistica della vita. In questo senso, nella sua azione all’interno dell’istituzione massonica nazionale, il RSAA deve operare in strettissima e fraterna collaborazione con il GOI, di cui è componente fondamentale, dando il massimo supporto alla vita delle Officine con consigli, comportamenti e quanto può servire per il conseguimento dei comuni traguardi.
Il SGC ha quindi concesso la parola ai Fratelli che avessero piacere di portare a conoscenza dell’assemblea qualche riflessione personale sia su argomenti generali di interesse del Rito che sul tema specifico oggetto della tornata: sono seguiti numerosi interventi.
Ha quindi avuto luogo la presentazione da parte del Luogotenente SGC Fr. Flavio Balestrero della traduzione in lingua italiana, curata dal nostro Supremo Consiglio, del volume “Gli alti gradi della Massoneria di Rito Scozzese” del Fr. Sahir Erman, padre dell’attuale SGC e a sua volta SGC della Turchia alla fine degli anni 80. La traduzione ha lo scopo di rendere disponibile per i Fratelli italiani un punto di vista interpretativo diverso, che risente degli influssi del pensiero islamico e può perciò essere un efficace completamento della classica visione ad impostazione giudeo-cristiana tipica di tutto il mondo occidentale.
Dopo un breve intervento dei SGC Erman e Gillen che hanno espresso apprezzamento per l’ulteriore occasione di rafforzamento dei rapporti con i Fratelli italiani, ha preso la parola il GM Stefano Bisi che ha portato il suo saluto sottolineando l’assoluta concordia che caratterizza la fase attuale dei rapporti tra i vertici del GOI e del RSAA ed esprimendo l’auspicio che un’azione sinergica, nell’ambito dei rispettivi campi d’azione, possa portare ulteriori risultati positivi anche nel settore delle relazioni internazionali.
Il SGC Milazzi ha quindi svolto la sua allocuzione, impostata su un’approfondita riflessione sul concetto di “Laicismo”, intendendo con questo termine l’esigenza per le attività umane di svolgersi secondo regole proprie, che non siano ad esse imposte dall’esterno, per fini o interessi diversi da quelli cui esse s’ispirano. Il principio di laicità, ha ricordato il Fr. Milazzi, non va inteso solamente come la classica rivendicazione dell’autonomia dello Stato di fronte alla Chiesa ma serve anche, ad esempio, a sottrarre la scienza o in generale la sfera del sapere alle influenze estranee e deformanti delle ideologie religiose e politiche e di ogni altro genere di pregiudizi. Come la Massoneria insegna, essere laici non significa essere indifferenti agli imperativi della coscienza, ai principi morali universali che non sono negoziabili, e neppure accettare quella negazione di valori che caratterizza la nostra società ormai appiattita sull’indifferentismo etico e sull’insensibilità ai valori dello spirito.
Ciò però non viene riconosciuto dai detrattori della Massoneria, per lo più di fonte confessionale, che, accusandola di non possedere una dottrina ma soltanto un metodo di lavoro che per i suoi assunti la colloca nel vago e insoddisfacente dominio del relativismo, declassano a tale ambito l’interezza del pensiero massonico in quanto non in grado di poggiare le sue affermazioni, siano etiche, scientifiche o metafisiche, su un apparato di riferimento assoluto e incontrovertibile. Questa critica si fonda però sull’errore di voler giudicare la Massoneria esclusivamente con riferimento agli insegnamenti che appartengono al primo dei suoi gradi, quello di Apprendista, dove sono collocate le conoscenze meno approfondite. Praticare quasi esclusivamente questo grado automaticamente lo propone come l’essenza stessa della Massoneria. Ciò però non avviene per il RSAA che propone invece uno sviluppo completo della scala iniziatica attraverso una serie di insegnamenti rigorosi e consequenziali, dando corpo ad un pensiero complessivo che non ha nulla di relativo.
Da ultimo, a conclusione del suo intervento, il SGC Milazzi ha voluto ricordare il decimo anniversario della scomparsa del Fr. Mario Pini. Già Membro Attivo del Supremo Consiglio, primo Ispettore Regionale della neocostituita Regione Scozzese del Triveneto, titolare di importanti incarichi anche nell’Ordine, per molti anni animatore a Trieste della Lega dei diritti dell’uomo, Pini ci ha lasciato la precisa testimonianza di un atteggiamento autenticamente laico, di cui egli è stato un grande esempio nel corso di tutta la sua vita.
Dopo i lavori rituali un’agape, tenuta sull’incantevole “Terrazza degli Aranci” dell’Hotel Rome Cavalieri con vista mozzafiato sul panorama notturno di Roma, ha suggellato nel modo migliore in un clima festoso e di totale fratellanza la conclusione della giornata dedicata al 210° anniversario del Rito.
Roma 14 marzo 2015